01/01/18

2017/2018 - LA CONDIZIONE E LA LOTTA DELLE DONNE

L'avanzata nel nostro paese, e a livello europeo, mondiale, in particolare nei paesi imperialisti, di un clima da moderno fascismo, per la maggioranza delle donne ha significato in questo anno più attacchi alle loro condizioni di lavoro e di vita ma anche una politica e un’ideologia sempre più fatta di oppressione, concezioni reazionarie, sessiste, maschiliste, razziste, clerico/fasciste.

Tante donne in Italia in questo anno sono state colpite sul piano dell’occupazione, lavoratrici licenziate, operaie messe in cassa integrazione, precarie sempre più precarizzate (i cui dati vengono ipocritamente usati per dire che aumenta il lavoro per le donne), peggioramento e più discriminazioni nelle condizioni di lavoro; le disoccupate aumentano, le braccianti, le immigrate, le donne dei servizi, sono super sfruttate fin quasi a condizioni di moderno schiavismo. Ma non si tratta solo di un attacco alle condizioni economiche/lavorative, di vita materiale delle donne, ma anche di un continuo attacco ideologico da parte del governo, dello Stato, di un sistema sociale che ci vuole sempre più deboli, subordinate. Questo sistema politico, sociale usa le donne per mettere in atto una politica moderno fascista volta al loro controllo morale/repressivo, una sorta di “moderno medioevo”.

Sul fronte della guerra di bassa intensità, di odio verso le donne, fatta di femminicidi, stupri, violenze sessuali di ogni genere, lo Stato borghese, la sua stampa, i suoi organi di controllo, repressivi, di "giustizia" sono sempre più il problema non la "soluzione".

Essi riducono ogni femminicidio, ogni stupro a caso singolo, su cui giornali, televisioni, "esperti", giudici possano, con più o meno sadismo, più o meno ipocrisia, più o meno spirito pruriginoso,
affondare le mani. Anche quando alcuni di questi settori del sistema sono sinceri, non possono che essere ciechi e impotenti a fermare questa catena di morti, di stupri, ecc. perchè non vogliono e/o non possono vedere la causa principe.

Quando lo Stato borghese, il governo borghese interviene con leggi, disposizioni, controlli, attua soluzioni peggiori del male; perchè chi dovrebbe risolvere è lo stesso che crea le condizioni oggettive e soggettive di questo condizione delle donne; perchè i suoi uomini sono parte degli assassini e stupratori, sono coloro che attuano la violenza sessuale sistematica come modus viventi, come concezione organica di subordinazione, fascista, delle donne; perchè per questo sistema la "soluzione" vuol dire ed è controllo sulle donne, divieti, chiusura e desertificazione degli spazi sociali, dei luoghi di socializzazione, ecc.; perchè questo Stato reazionario ciò che teme più di ogni cosa, ciò che è il suo vero “problema” è la ribellione, la lotta delle donne, verso cui riserva la repressione.

Il 25 novembre a Roma hanno manifestato oltre centomila donne. La manifestazione e i numeri dimostrano che il movimento delle donne continua ed è grande. E' il più grande movimento in Italia e in Europa che attualmente c'è.
Al suo interno ci sono varie posizioni (che possiamo dire schematicamente: sinistra, centro, destra) e ci sono le classi (piccola borghesia, media borghesia, proletariato). E oggi si pone in maniera più chiara a livello di massa che vi sono due o più posizioni, due strade. E questo è un bene. Oggi si pone la necessità dell'autorganizzazione autonoma, dell' unità delle donne proletarie, della “sinistra” femminista.

Le donne non possono delegare a questo Stato, devono organizzarsi per lottare, per scatenare la furia delle donne contro gli uomini che odiano le donne, lo Stato, il governo, i padroni... che odiano le donne; attuando in questo anche modi e soluzioni sul campo per rispondere e frenare le violenze sessuali contro le donne, con una violenza organizzata delle donne che faccia fare passi indietro realmente a tutti.

Se l’attacco contro le donne è complessivo, la lotta non può che essere complessiva. Le donne quando lottano portano nella lotta inevitabilmente tutta la loro condizione di doppia oppressione, e per questo portano una spinta a lottare con più forza e determinazione, portano “una marcia in più” e questa spinta arricchisce la lotta complessiva dei proletari e delle masse popolari contro lo Stato, i governi, i padroni, gli uomini di questa società capitalista che odia le donne.

Serve un movimento femminista proletario rivoluzionario che scateni la ribellione, la forza delle donne, in primis la maggioranza delle donne proletarie, contro tutti gli aspetti di oppressione, sfruttamento, violenza sessuale di questo sistema sociale. La lotta delle donne deve essere caratterizzata dall'intreccio dell'istanza femminista con l'aspetto di classe proletario. Le donne proletarie nella lotta contro il doppio sfruttamento e la doppia oppressione devono essere femministe affermando in tutte le questioni il punto di vista e di prospettiva di classe e di genere; le realtà femministe devono guardare alla maggioranza delle donne, le più sfruttate e oppresse, che sono le proletarie, le lavoratrici, le precarie, le disoccupate di oggi, assumendo la prospettiva rivoluzionaria nella lotta per la liberazione delle donne.

La lotta delle donne deve essere in funzione del rovesciamento del sistema sociale borghese, come parte e “marcia in più” del movimento generale rivoluzionario proletario, per lottare per una società, uno Stato socialista che ponga tra i peggiori crimini la violenza sessuale.

E le donne hanno una doppia ragione per rispondere alla violenza reazionaria di questo sistema con la violenza rivoluzionaria.
Come abbiamo scritto tempo fa: “...la questione della “violenza” è discriminante significativa in relazione alla prospettiva che il movimento delle donne, il femminismo, le compagne rivoluzionarie e comuniste si pongono. L'obiettivo definisce il grado di radicalizzazione della lotta e le forme della sua organizzazione...”......Per il femminismo proletario la violenza rivoluzionaria si definisce nei termini di presa del potere perchè nessuna trasformazione reale delle condizioni di oppressione è possibile senza il potere!

Come diceva Marx: “La violenza è la levatrice di ogni società antica, gravida di una nuova società". Il marxismo esalta la "funzione rivoluzionaria della violenza" (F. Engels, Antidühring). Essa è il bello non è il brutto, perché tramite la violenza rivoluzionaria è possibile mettere la parola fine a tutto il brutto che oggi questo sistema impone ai lavoratori, alle donne, ai giovani, a tutte le masse popolari, per mettere fine allo sfruttamento, agli orrori, all’oppressione, alle guerre, agli stupri, ai femminicidi, a tutte le forme di violenza sessuale. Nessuno può illudere del contrario!

Tutti coloro e tutte coloro che fanno un discorso di "cambiamento di idee", di "cultura", "educazione", o sono ingenui o inconsapevoli epigoni dell'ideologia di questo sistema borghese. Le idee dominanti sono quelle della classe dominante. Senza rovesciare la classe dominante, senza la "pratica rivoluzionaria", non si avvia il processo di rivoluzione culturale per cambiare le idee. Ogni avanzamento reale, ogni rottura pratica fatta dalla lotta delle donne, vale 1000 tentativi di trasformazione delle idee in questa società.

Ma occorre eccome uno Stato, ma lo Stato proletario.
Uno Stato socialista, frutto di una guerra popolare, di una rivoluzione in cui le donne portano e sono la "marcia in più" che pretende e attua un cambiamento a 360°, perchè tutta la vita deve cambiare! Uno Stato socialista in cui le donne sono al potere proletario.
Uno Stato che considera e tratta i femminicidi, gli stupri tra i più gravi crimini dell'umanità; che non considera ciò che avviene nelle famiglie e la condizione delle donne, delle ragazze in esse un "affare privato"; che mette al primo posto l'attuazione delle condizioni oggettive, lavorative, di socializzazione dei servizi sociali, di abolizione del lavoro domestico, e delle condizioni culturali, ideologiche, di libertà, perchè vi sia realmente la liberazione di tutte le donne a tutti i livelli.

Lo Stato socialista deve applicare un “diritto diseguale” per le donne
La questione dell'uguaglianza delle donne è chiaramente strumentale da parte della borghesia che via via utilizza sempre più il problema della disparità della condizione femminile rispetto a quella degli uomini (che chiaramente è vera) per affermare una "parità" nel peggio, vedi nelle condizioni di lavoro più pesanti, sulla questione dell'età pensionabile, ecc.; il governo, i padroni non solo non danno più diritti alle donne, ma tolgono quelli esistenti, di tutela rispetto ad una condizione oggettivamente diseguale - che continua fortemente ad esserci.
Quindi, la condizione generale di disparità resta eccome, i pochi diritti "diseguali" invece no!

In alcuni settori del movimento femminista, soprattutto di area riformista, la questione della battaglia per l'uguaglianza viene posta in senso di più diritti per le donne, ma senza una critica e lotta di classe rischia di scadere, in questo sistema capitalista, negli stessi effetti dell'azione della borghesia.

Per questo le donne, sembra paradossale ma non lo è, devono lottare per un "diritto diseguale", che risponde alle condizioni "diseguali" di discriminazione, di doppio sfruttamento e oppressione delle donne. E questo non solo per l'oggi.

Nelle lotte rivoluzionarie, nelle guerre popolari, es. durante la guerra popolare in Nepal, le donne maoiste dicevano che per affermare il potere della 'metà del cielo' occorre un “diritto diseguale”: ci battiamo per un potere che realizzi non “l'uguaglianza” ma la “disuguaglianza” e attraverso la disuguaglianza realizzi la vera uguaglianza. Perchè anche il potere del proletariato, socialista dovrà ancora per molto tempo dopo la rivoluzione "torcere per raddrizzare", affermare il diritto diseguale (cioè più diritti alle donne), perchè si affermi una vera liberazione che rompa ogni catena materiale e ideologica.

MFPR

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