13/01/16

Dall'assemblea/incontro in Brasile, del MFPR con le dirigenti del Movimento Feminino Popular

Riportiamo una parte dell'entusiasmante viaggio in Brasile fatto da una delegazione di proletari comunisti - PCm Italia, invitata dai compagni brasiliani.
Di seguito il resoconto dell'importante assemblea/incontro fatta dal MFPR Italia con le compagne dirigenti del Movimento Femminino Popular, un "esercito rosso di donne", che ci ha lasciato una profonda impressione per lo spirito combattente e la forza ideologica che esprime, sia come organizzazione, sia ogni compagna.

 
E' stato un incontro anche di conoscenza, di scambio di esperienze; in cui abbiamo imparato ma non si sono sottaciute le differenze.
Un confronto che proseguirà al servizio delle grande mare delle donne, cuore della rivoluzione sia nei paesi dipendenti che nei paesi imperialisti.

 
"La nostra frazione rossa nelle prime lotte di linea sviluppate, una delle questione centrali fu la questione femminile.
Il partito nel 7° congresso, definiva così la questione femminile: la via dell’emancipazione delle donne è la guerra popolare. La nostra concezione di lavoro femminile è parte integrante della linea del partito vale a dire del mlm inclusivo dei contributi del Pres. Gonzalo.
La scelta del nome è un omaggio alle valorose combattenti del Pcp, eroine del popolo peruviano e anche per una definizione di concezione. Noi consideriamo che MFP (Movimento Feminino Popular) è più appropriato dal punto di vista filosofico e dell’origine dell’oppressione delle donne.
Femminismo rappresenta una lotta contro il maschilismo e non contro il sistema. Noi combattiamo le cause, la proprietà privata, in questo senso manteniamo la definizione femminile e non femminismo. Questo resta un tema di discussione, non vogliamo inscenare un polemica.
In funzione dell’importanza del ruolo delle donne nella rivoluzione, il partito impulsa una lotta permanente per la comprensione della linea di massa e del ruolo delle donne nella rivoluzione.
Non c’è mobilitazione, non c’è lotta condotta dagli altri organismi generati, in cui non ci siano gli slogan, la bandiera del Mfp.
Esiste una permanente lotta all’interno per combattere i pregiudizi tuttora esistenti sulle donne.

Ci sono ancora compagni che fanno battutacce sugli omosessuali, ma non sulle donne.
E’ un processo di lotta che ha un suo sviluppo ineguale regione per regione, ma è un processo permanente, c’è vigilanza su questo, ma possiamo affermare che comunque abbiamo dimostrato di essere differenti da tutte le organizzazioni riformiste, in cui si coltiva il maschilismo.
Come ha affermato Mao vi sono tre montagne che occorre radere al suolo che pesano sul nostro popolo. Le tre montagne sono: i latifondisti, la Grande borghesia, l’imperialismo; la 4° montagna è l’oppressione femminile.
Non è possibile abbattere le prime 3 senza mobilitare le truppe del popolo. Pensiamo che sia necessario abbattere la 4° all’interno del processo che accumula e alimenta le forze della classe per abbattere le 3, sapendo bene che non libereremo le donne nel contesto del capitalismo. Per questo occorre elevare la coscienza delle donne e portare avanti una concezione scientifica sull’origine dell’oppressione e sulle sue forme.
Lavoriamo su come applicare questa linea a livello di lavoro di massa. Grande discussione. Necessità di un lavoro specifico delle donne. Perchè, se siamo tutti comunisti c’è necessità dell’organizzazione compagne.
Siamo la metà della classe, e quindi i comunisti che fanno la storia non possono lasciar fuori una gran massa del popolo. La classe non può combattere senza metà del suo esercito. Ci sono degli ostacoli per le donne proletarie e contadine per sviluppare il loro ruolo in politica. L’organizzazione di donne agevola queste donne, il fatto che ci siano riunioni di donne, le incoraggia. Perchè non dobbiamo mai dimenticare l’arretratezza culturale delle masse popolari.

Ci sono esperienze interessanti sulla partecipazione delle donne ai movimenti di massa.
Donne che partecipano dove c’è anche il loro marito e non aprono bocca, ma nelle riunioni in cui ci sono compagne del Mfp bisogna imporre loro di chiudere la riunione altrimenti continuerebbero all’infinito.
Ci sono degli specifici ostacoli che bisogna abbattere perchè le donne dicano la loro su tutto. In questo il ruolo del Mfp è molto netto. Donne che hanno partecipato a un seminario, a qualche riunione e poi non le si è viste, poi invece si identificano con il Mfp, con la sua linea, non con l’organizzazione.

Nei movimenti promossi dal femminismo borghese, su violenza domestica, sessuale, questi riescono ad acquistare attenzione soprattutto nelle città, ma non danno a questi una forma organizzata.
La conformazione del movimento delle donne nel nostro paese è stata fondata dall’azione del PC del Brasile, che fu costituito nel ’22, che già nel ’24 fonda la federazione per il progresso delle donne. Fu un organizzazione che mobilitò le donne della classe media e proletarie, in manifestazioni combattive, per es. entrò in una macelleria e fece una forma di esproprio.
Un ruolo importante l’Mfp lo ha nella lotte contro la guerra imperialista (per es. contro l’invio di truppe brasiliane in Corea, in una di queste manifestazioni una compagna della federazione fu uccisa), nelle lotte antifasciste, ecc..
Alla fine degli anni ’50 vi fu un riflusso del movimento donne, che rifluiscono in movimenti piccolo borghesi. Questi a parole dicono che l’origine è nella proprietà privata dell’oppressione delle donne, ma condividono le quote parlamentari, ecc.
Negli anni ’70 tornano quelle donne che erano fuggite in esilio, tra loro le donne che avevano partecipato alla lotta armata, donne che avevano vissuto il grande sviluppo del movimento femminista in Europa e portano le tesi in Brasile. Si sviluppano organizzazioni separatiste. Una delle forme più estreme di questo sessismo è l’attenzione di queste formazione mettono sulla questione linguistica. L’esperienza in Brasile è che questi movimenti di questo tipo non riescono ad assumere una dimensione di massa. Da un punto di vista organizzativo restano a livello di piccoli circoli. Si tratta di movimenti che fanno tante parole, godono di finanziamenti e oggi esistono su internet, hanno una grande produzione teorica, godono di prestigio, di intellettuali alla moda.
La cosa principale è che non si preoccupano quanto le masse proletarie siano interessate e quanto significhi questo per le masse. Si preoccupano di questione formali.

La loro posizione è contraria alla rivoluzione perchè dicono che il centro della lotta delle donne è contro gli uomini. C’è stato un movimento, marcia delle prostitute, una marcia che prende origine da un fatto in Canada in cui una studentessa fu stuprata e il poliziotto disse che se non fosse stata una prostituta non sarebbe stata stuprata. Le donne risposero “siamo tutte prostitute” e fecero una marcia con vestiti provocanti. Questo da una parte assorbiva l’idea borghese che le donne sono stuprate per come si vestono e dall’altra mostrava chiaramente una concezione sessista per cui la donna si libera quando è in grado di fare le stesse cose che fanno gli uomini, sotto il capitalismo.
L’idea è che la liberazione delle donne viene come frutto della liberazione sessuale, e non il contrario.
E’ partito un dibattito tra di noi e nel movimento di massa che dirigiamo sul fatto che quando noi lottiamo per la nostra liberazione dobbiamo mettere in discussione la morale vigente, questo non significa che siamo amorali, abbiamo una morale rivoluzionaria. E’ una discussione che non deve essere interna ma portata tra le masse. Molto spesso i compagni non lo fanno. Per es. ci sono donne che dicono io mi vesto con abiti succinti perchè fa caldo. Le compagne hanno risposto che una rivoluzionaria ha anche una sua forma di vestire, discreta, semplice, perchè quando stiamo parlando con chiunque, vogliamo essere sicure che prestano attenzione alle cose che diciamo non che guardano le tette.
Ci sono compagne che fanno resistenza a comprendere questo, e questo nel movimento di massa produce problemi seri, il movimento femminista piccolo borghese svolge un ruolo molto negativo su questo.
In Brasile ci fu un episodio che coinvolse organizzazioni studentesche. Sul sito web una ragazza denunciò che era stata violentata da un compagno che era un dirigente dell’organizzazione studentesca. Il movimento femminista reagisce cacciando lui e tutta la sua organizzazione complice di aver coperto lo stupro. Le nostre compagne andarono a parlare con la ragazza stuprata e con il presunto stupratore, per chiarire. Una situazione delicata. Dopo questo compagno scrisse una lettera di 12 pagine, in cui espresse un’autocritica sulla sua concezione, riaffermando la concezione di classe. Non ci fu l’espulsione.
Al di là dei fatti, questo sviluppò un dibattito all’interno importante, in che modo trattare la violenza sulle donne. Noi non siamo di quelle che appena una donna denuncia la violenza mobilitano l’organizzazione per andare ad uccidere. Gli anarchici organizzano gruppi di autodifesa, noi diciamo che la nostra autodifesa deve essere rivoluzionaria.
Questo è un esempio della grande differenza che esiste tra il femminismo borghese e il lavoro femminile rivoluzionario.

Questa lotta ha segnato fin dall’inizio il processo del Mfp, fin dal '95.
Abbiamo iniziato la tradizione di celebrare l’8 marzo con una celebrazione di memoria di tutte le comuniste rivoluzionarie delle nostra regione, sono eroine del popolo che hanno partecipato alla lotta armata.
Una tra queste è Olga Benario, militante dell’IC, inviata in Brasile col compito di garantire la sicurezza di Luois Carlos Presto, successivamente partecipa alle sollevazioni popolari del ’35, primo tentativo di prendere il potere. Era tedesca ma noi la consideriamo eroina internazionalista del Brasile. Fu catturata quando era in gravidanza e il governo decise di espellerla in Germania e morì in una camera a gas. Prima di morire Olga scrive una lettera che nasconde nella cucitura di una manica. Questa lettera è arrivata fino a noi.
A partire da allora abbiamo fatto dell’8 marzo, una data in cui trattiamo esempi di internazionalismo: contro la guerra in Irak, o in difesa della Palestina, ecc.
In occasione della II guerra del Golfo si ebbe una dimostrazione contro la guerra con lancio di palloncini di vernice rossa contro il Mc Donald. Sapendo che era indetta dal Mfp, la polizia schierò molte forze e mise in campo una comandante donna che fu oggetto di una pioggia di pietre.
Due nostre compagne furono arrestate e quando arrivarono in caserma, il poliziotto che sapeva che erano del mfp tradusse la sigla con parolacce; alla fine la “partita” finì con due feriti per parte.
In un’altra manifestazione contro il consolato Usa a Rio una nostra compagna lanciò una bottiglia molotov, tre compagne e un compagno furono arrestati. Un’esperienza interessante perchè ricevettero solidarietà dagli altri prigionieri.
La nostra caratteristica che ci differenzia abbastanza nettamente dai movimenti femministi che fanno spettacoli.
Dal 2002 il nostro Partito ci ha dato come linea di lavoro generale a livello nazionale che il Mfp diventasse promotore di una campagna per la punizione dei responsabili di crimini durante la dittatura militare.
Il Brasile è un paese arretrato su questo. Ci furono varie mobilitazione, ci furono iniziative con cambio del nome delle strade, mettendo i nomi di guerriglieri partigiani. Lanciammo la giornata di lotta nazionale il giorno dell’indipendenza del paese, per disturbare le parate militari, entrando e attraversando le parate, in particolare a S. Paolo. Queste riuscirono, ci furono in altri posti anche attacchi delle polizia.
Lo slogan di questa campagna voleva rispondere all’appello delle forze opportuniste che esigevano una commissione nazionale per la riconciliazione e la verità.
Noi dicevamo: nessun perdono, nessuna conciliazione, punizione per i criminali del regime.
L’8 marzo del 2012, nell’anniversario del golpe militare le nostre compagne presero a bersagli i circoli ufficiali, dove da sempre si festeggia la data del 31 marzo in forma privata. Riuscimmo a forzare l’ingresso, simbolicamente attaccammo catene al cancello, lo chiudemmo e lanciammo palloncini di vernice rossa contro l’ingresso.
Nel 2013 nel corpo delle grandi manifestazioni popolari del paese, in particolare a Rio, si ripetè l’irruzione nel corteo militare e alla fine furono costretti ad interrompere la parata per il gran numero di scontri.
Due particolarità in queste manifestazioni: fu usata come segnale di raccolta la bandiera palestinese e furono utilizzati degli scudi su cui erano disegnati dei nostri martiri.
Ci furono diversi arresti tra cui Igor Mendes, una studentessa di 16 anni, e 23 compagni del Fip processati per terrorismo.
Altre campagne che sviluppa l’Mfp sono per la difesa del diritto d’aborto, contro la criminalizzazione dell’aborto. Lo riteniamo un elemento tattico contro il blocco religioso.
Le donne non ammettono mai di aver abortito, per il clima che c’è, dato per la società e la chiesa è un crimine, ma sono molte che lo fanno, cresce il numero di aborti e delle donne che muoiono. Si calcolano che siano 20 mila le morti per aborto all’anno. Ma è difficile fare un lavoro di inchiesta.
La legge in Brasile permette l’aborto se rischia la vita la madre, gravidanza da stupro, ma anche in questi casi per ottenere il permesso di abortire bisogna espletare diverse pratiche. Anche in Brasile è molto comune l’obiezione di coscienza, anche se l’ospedale dovrebbe garantire che l’aborto venga fatto.
Portiamo avanti una campagna su “umanizzazione dell’aborto” per imporre di non vessare le donne che riescono ad avere l’autorizzazione e impedire i tentativi di convincere a non abortire.
Questa campagna è importante per il Mfp ed è stato tema di discussione interna il diritto della donna sul suo corpo. Per noi la decisione di abortire (interruzione volontaria della gravidanza) o no spetta solo alla donna.
Una discussione al nostro interno stimolante perchè ci siamo trovati di fronte a compagni che dicono: come posso stare con una donna che decide di abortire. Noi insistiamo che partecipino anche gli uomini alla discussione, ma devono decidere autonomamente le donne, autonomia come parte della loro liberazione. Non è accettabile che lotto per la liberazione ma se devo abortire devo chiedere il permesso al compagno.
Cerchiamo di approfondire il tema scientifico per sostenere le tecniche meno rischiose per la salute delle donne e la ripercussione psicologica.
Tra le nostre compagne e compagni insistiamo che quello che la gravidanza interrompe non è la vita di un bambino, ma un embrione. Un essere umano dopo che è nato diventa parte della società.

Sulla forma di organizzazione del Mfp. Siamo organizzate attraverso forme di coordinamento regionale e in nuclei di lavoro e studio e per abitazione, territoriale. Siamo presenti nell’università.
Noi consideriamo il ruolo che spetta al nostro movimento, lavoriamo nella classe, all’interno della concezione che non tutte le donne sono uguali, con i contadini, lavoratori in generale, gli intellettuali impegnati dalla parte del popolo, gli studenti, come movimento studentesco.
Compito del nostro movimento è mobilitare, politicizzare e organizzare le donne.
Con le donne con cui entriamo in contatto discutiamo delle loro idee, delle loro concezioni; si fanno seminari, riunioni di studio, si ragione di ideologia, linea politica, programma e principi. I principi sono gli stessi che regolano tutte le organizzazioni classiste. I principi sono 5:
sono le masse che fanno la storia, che decidono tutto
mantenere la ns autonomia nella lotta contando sulle ns forze,
ribellarsi contro ogni oppressione, sfruttamento è giusto
portare avanti, sviluppare la lotta rivendicativa delle masse povere, sviluppando la coscienza che la soluzione a tutti i problemi del popolo sarà possibile con il potere del popolo
combattere il revisionismo e l’opportunismo come forma inseparabile della lotta contro il latifondo, la borghesia e l’imperialismo.

I compiti del nostro movimento nelle città: conquistare territori, spazi, abitazioni, svilupparci territorialmente
Per es. organizzare prese di terreni per abitazione e subito dopo organizzare lì il Mfp.
Cerchiamo di modificare la coscienza delle donne, attraverso la trasformazione della pratica sociale, per es. coscienza che la cura dei figli non deve essere vista come lavoro domestico, ma come funzione sociale, organizzando la cura collettiva.
Lenin segnalava l’importanza di comprendere la similitudine tra lotta delle donne e dei giovani, sulla base del tipo di oppressione che questi due gruppi subiscono.
Anche su questo dobbiamo sviluppare la discussione su come agire in forma più organizzata su questo.
Nelle due più importanti occupazioni di terre: Villa Kolombare e Villa bandera vermella, dopo la prima occupazione realizzammo una azione di invasione di un’organizzazione di riformisti, al canto dell’Internazionale, diffondendo un manifesto in cui si afferma che la lotta di liberazione della donna è impossibile senza la rivoluzione.

Nel campo. In primo luogo il nostro compito è stimolare e organizzare la partecipazione delle contadine alle prese di terra fianco a fianco ai loro compagni, sviluppare nelle campagne le scuole popolari, così come diamo il nostro contributo all’attività di produzione, di reciproco aiuto.
La partecipazione delle donne in generale svolge la propria parte nel lavoro del movimento rivoluzionario e popolare, per questo il lavoro nelle scuole ha lo scopo di diffondere e approfondire il ruolo del Mfp, della concezione proletaria della lotta delle donne e della lotta rivoluzionaria nelle campagne e nelle città.

Per concludere, un elemento che avete sollevato che è parte della discussione è la questione della doppia oppressione, questa si manifesta nel lavoro domestico, è una forza terribilmente difficile da aggredire, le donne in casa devono comunque continuare a lavorare in casa, anche se lavorano.
Anche in Italia è ancora di attualità: parità di salario per parità di lavoro. A dimostrazione dell’importanza del lavoro domestico come forma di doppia oppressione. La rivoluzione cinese ci dà esempi su come venne affrontata questa condizione: una delle prime misure del governo fu di stabilire la fine del lavoro domestico, fu stabilito che tutte le faccende domestiche non doveva più essere fatte dalle donne.
Altra cosa che emerge è che le stesse donne non hanno coscienza che il lavoro in casa è lavoro. Quando raccontiamo tutti gli sforzi fatti in Cina per mettere fine al lavoro domestico, le donne comprendono di più cosa sia stata quella rivoluzione. Soltanto quando viene collettivizzato, solo allora ci si rende conto della mole del lavoro domestico. Esiste in Brasile l’associazione casalinga che fa un’azione di lobby per ottenere dal parlamento il salario al lavoro domestico.
Noi, invece, non vogliamo che continui, non ci interessa remunerarlo, perchè rinchiude le donne nelle mura di case e le separa dalla lotta di classe.
L’unico cose che il capitalismo ha dato alle donne è spingerle a lavorare, questa è stata una conquista delle donne. Chiaro che il capitalismo lo ha fatto per la sua necessità, ma il fatto che una donna esca di casa per lavorare, apre le porte della lotta di classe.

Infine, mi piacerebbe chiedere alla compagna di riportare a tutta la direzione e a tutti i membri del Mfpr, il caloroso saluto fraterno e rosso del Mfp e di tutte le compagne maoiste brasiliane e della Colombia".

Nessun commento: