24/12/13

la barbarie dei CIE/CARA LAGER: a MINEO le donne immigrate costrette a prostituirsi

A fronte delle più che ipocrite parole di chi ci governa, dal presidente Napolitano, a Letta, ad Alfano, a Renzi... che solo dopo la denuncia di un migrante siriano nel CIE di Lampedusa sulle condizioni da bestie riservate ai migranti rinchiusi da mesi hanno "aperto gli occhi" e hanno gridato allo scandalo, all'orrore... CONTINUA AD EMERGERE L'IMMANE VERGOGNA DEI CIE/CARA IMPOSTI DAL MODERNO FASCISMO E RAZZISMO CHE AVANZA DELLA BORGHESIA AL POTERE, MODERNI LAGER CHE PER LE DONNE IMMIGRATE  SIGNIFICANO ANCHE DOPPIA, TRIPLA VIOLENZA...

CHIUSURA IMMEDIATA DI TUTTI I CIE/CARA LAGER
LIBERTA' PER TUTTI GLI IMMIGRATI
RIBELLARSE' GIUSTO E NECESSARIO!

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LA VERGOGNA AL CARA DI MINEO: “COSTRETTE A PROSTITUIRSI PER CINQUE EURO” (Alessandra Ziniti)

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La denuncia di un operatore della Comunità di Sant’Egidio che lavora nel centro: “Il giro gestito da dipendenti della struttura con la complicità di alcuni migranti”
Cinque euro le somale, dieci le eritree, tredici le nigeriane. Il tariffario della prostituzione gira di bocca in bocca al centro richiedenti asilo, al bar, in mensa, negli uffici. Insieme alla “classifica” delle ragazze, giovani, giovanissime, molte anche minorenni.
«Lo sanno tutti, compresi i mediatori culturali e la direzione, si girano dall’altra parte e fanno finta di non vedere. Qui dentro c’è un giro di prostituzione spaventoso e gli operatori del Cara sono i primi a “beneficiarne” in tutti i sensi. Dentro e fuori, perché oltre che nelle stanze del villaggio, poi molte ragazze le vediamo ferme in attesa di clienti in strada, sulla Catania-Gela, a poche centinaia di metri dal centro. È davvero una vergogna che queste ragazze vengano sfruttate, umiliate per pochi spicciolie nessuno faccia niente».
Chi parla è uno degli operatori della Comunità di Sant’Egidio che al Cara di Mineo (4000 ospiti gestiti dal Consorzio calatino Terre di Accoglienza) lavora ormai da tempo, che con quelle ragazze (anche loro come tutti gli altri costrette a rimanere al centro per mesi e mesi in attesa dell’esito dell’istruttoria sulla richiesta di asilo) cerca di costruire un percorso di integrazione. «Noi di Sant’Egidio siamo dentro al fianco di questi migranti e li ospitiamo anche fuori nelle nostre sedi. Adesso stiamo preparando per loro il pranzo di Natale, sempre che non le facciano “lavorare” anche quel giorno…».
Raccontano che al Residence degli Aranci, nelle 400 villette a schiera di prefabbricato, ormai le ragazze “lavorino” ad ogni ora, incuranti di tutto, probabilmente costrette da una mini-organizzazione “mista”, formata da migranti delle etnie più violente, Mali, Ghana, Nigeria e da alcuni spregiudicati tra i circa 600 operatori del Cara. «È imbarazzante — racconta l’esponente di Sant’Egidio — per onesti padri di famiglia o per studenti universitari che vengono qui a lavorare vedersi quotidianamente “offrire” delle ragazze per pochi euro. E ancor di più ascoltare in diretta, attraverso le pareti di cartongesso dei prefabbricati, i rumori degli incontri. Ed è umiliante ascoltare al bar o in mensa le “imprese” di chi è appena andato con una o con l’altra, sempre più spesso ragazzine anche di 15 o 16 anni».
Già l’anno scorso, la Procura di Caltagirone aveva aperto un’inchiesta su un giro di prostituzione all’interno del Cara di Mineo dove, per altro, continuano ad avvenire un numero spropositato di aborti. «Ma nell’ultimo mese — dice l’operatore — questo orribile “mercato” di donne sembra essersi moltiplicato. E tra i miei “colleghi” c’è persino chi pretende da queste ragazze delle prestazioni sessuali gratis in cambio di un lavoro ad ore come domestica procuratole fuori da parenti o amici. D’altra parte, ormai da tempo il livello socio-culturale di chi lavora al centro ha raggiunto i suoi livelli minimi. I posti di lavoro al Cara sono diventati merce di scambio politica e si fanno contratti anche per sole 14 ore, con il risultato che qui entra anche chi non ha alcuna preparazione per assistere i richiedenti asilo».

Prostituzione ma non solo. Perché al Villaggio degli Aranci ci sarebbe anche chi lucra affittando stanze a migranti che non avrebbero diritto a starvi o a chi ha già ricevuto lo status di rifugiato e non ha dove andare. «Qui vige la legge del più forte. Tra i richiedenti asilo c’è chi, con la violenza, è in grado di dire ad un altro ospite: “Questa stanza mi serve, vai a cercarti un altro posto dove dormire”».

La Repubblica 24/12/2013

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