03/09/13

Troiofobia Un’ordinanza comunale vieterà alle donne di vestirsi e atteggiarsi da “prostitute”

Da un altro genere di comunicazione: 

Vietato vestirsi e atteggiarsi come una prostituta, pena una multa fino a 200 euro o l’allontanamento dalla città per chi è recidiva. Si tratta di una legge emessa dalla sharia? No, si tratta di un’ordinanza comunale emessa dal 1 settembre al 30 ottobre dai sindaci di Porto Sant’Elpidio, Fermo e Porto San Giorgio  nelle Marche, per combattere la prostituzione per strada.
Così i sindaci dei tre comuni prevedono una sanzione reprimendo l’abbigliamento e l’atteggiamento femminile “allegro” che secondo l’ordinanza, che non è molto chiara, saranno interpretati come meretricio.  Non è chiaro infatti cosa si intende per “abbigliamento da prostituta” e “atteggiamento da prostituta”. C’è un codice che stabilisce chi rientra tra le abbigliate da prostituta o chi si atteggia da tale?
Si tratta di un codice morale o di misurare i centimetri delle gonne delle passanti?
Se si tratta di un codice morale, allora verranno multate tutte quelle che porteranno una minigonna, visto che in Italia- a dispetto dell’apparente libertinismo televisivo e pubblicitario dove la mini o il tanga è concesso-chi si abbiglia con una gonna dal ginocchio in sù è automaticamente una di facili costumi che deve coprirsi dalla vergogna? Se si tratta di misurare i centimetri delle gonne delle passanti, allora chi è delegato al compito di sorvegliare come si vestono le cittadine, anziché occuparsi di problemi ben più gravi come la sicurezza, avrà un metro da sarto in dotazione per fermare le passanti e prenderle la misura della gonna?
Che si intende per atteggiamenti da prostituta? Partendo da ciò qualunque donna che fermerà un passante dell’altro sesso dovrà stare attenta a non mostrare atteggiamenti disinvolti? Oppure qualsiasi bella donna che “aggancia” un uomo per strada per rimorchiare la scopata del sabato sera verrà multata?
Ironie a parte, si tratta, ancora una volta, dell’ennesimo tentativo di limitare la libertà femminile e sottoporre le donne a controllo sulla propria moralità. Se un’ordinanza simile- ossia quella di limitare l’abbigliamento alle esercenti- è gravissima in un Paese democratico, imporlo a tutte le donne classificandole tutte puttane in base all’abbigliamento è assai incostituzionale.
Perché vieta alle donne la libertà di vestirsi come vogliono;
Perché ripropone la classificazione santa/puttana;
Perché deriva da una considerazione misogina che classifica tutte le donne come meretrici in base al proprio sesso biologico (o genere);
Perché si ripropone di combattere la prostituzione in strada punendo solo le donne, mentre i primi ad incentivarla sono i clienti;
Perché punisce le prostitute in strada malgrado la maggior parte di esse siano vittime di tratta;
Perché limita la libertà sessuale (e generale) delle donne e, quindi, mette in crisi l’uguaglianza di genere sancita dalla Costituzione.
Dunque, chi è portatore di un corpo da donna o chi è una trans-gender (visto che ci sono in ballo anche loro), avrà costantemente il dito puntato, lo stigma della criminale e multa assicurata se veste femminile!  Dunque, questo ordinamento è partorito da una mente misogina, da una cultura sessista che sta dilagando in proporzioni spaventose nel nostro Paese, dove noi donne stiamo subendo limitazioni sistematiche e sempre più frequenti alla nostra libertà di autodeterminazione, per riportarci in una posizione di subalternità, reprimendo la nostra sfera sessuale e sociale in favore di una moralità di sapore bigotto ed ecclesiastico, come sta avvenendo con l’obiezione di coscienza sull’IVG, le pressioni del Movimento per la Vita all’interno delle strutture sanitarie pubbliche e le petizioni per riaprire le case chiuse.
Ciò che sta accadendo con la  petizione in favore dell’apertura delle case chiuse appoggiata bipartisan e partita dal Veneto (la regione che non a caso ha accolto il Movimento della Vita all’interno degli ospedali per imporre alle donne “per bene” di diventare madri) e accolta come una petizione mirata ad abolire la legge Merlin per questioni di “decoro” non è tanto diversa dall’ordinanza di cui sto parlando. In Italia è stata dichiarata una guerra alle “puttane” per stigmatizzarle e allontanarle dalla vita pubblica. In Italia è caccia alle puttane che (come le persone LGBT) sono tornate ad essere le “streghe” del nuovo millennio, coloro che turbano la sensibilità di un popolo ipocrita che allo stesso tempo usufruisce delle prostitute. Sì, perchè sono nove milioni gli uomini che comprano sesso, un terzo della popolazione maschile italiana, ma l’importante è che non si dica, che le loro mogli, quelle che hanno selezionato maniacalmente tra le più “sante” non sappiano nulla della loro doppia vita.
“Un rito di iniziazione maschile” affermava un sindaco di una regione, tra le più maschiliste d’Italia. Quindi, i clienti vanno protetti ma isolando le prostitute, affinché non corrompano i costumi delle donne “per bene,” quelle che devono arrivare “pure” fino all’altare e che devono vestire con pudicizia, perché tanto per il sesso ci saranno le “puttane” regolamentate dentro ai bordelli, quelle che dovranno vergognarsi, per legge, della propria condizione, o meglio, del proprio mestiere di sex worker.
Ci siamo già espresse sulla petizione (Qui) ma è importante sottolineare quanto sia pericolosa questa “caccia alle streghe”.

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