17/05/13

lotta al femminicidio ma contro governo e parlamento

Sosteniamo e rilanciamo l'appello “Non si può continuare a far finta di niente, non si può continuare a non fare niente…” che sta circolando in questi giorni firmato da Concetta e Luigia per una mobilitazione nazionale delle donne contro i femminicidi: “una risposta – come è scritto nell'appello” doverosa, urgente e ineludibile.
Una risposta autonoma del movimento delle donne, fuori e contro l'azione che il nuovo governo dice di voler fare”.
Una prima importante iniziativa è stata sicuramente quella di domenica 13 maggio di Roma che ha legato l'anniversario dell'assassinio di Giorgiana Masi ad opera della polizia e dello Stato, alla lotta contro la marcia della vita e i femminicidi – entrambi legati da un filo che nega alle donne la libertà di decidere, di scelta della propria vita, la libertà e dignità di essere donne!
Stanno circolando altri appelli in questi giorni, riportiamo quello di “ferite a Morte” e l'OdG "contro il capitalismo, contro il patriarcato", assunto a Bologna nell'assemblea dell'11 maggio.
E' positivo che, dopo tanti assassini, violenze sessuali, le donne si facciano sentire.
Ma, ciò che occorre è soprattutto la lotta! Non solo la denuncia e la costruzione di reti di solidarietà, centri antiviolenza, né tantomeno appelli al governo e al parlamento che sono complici dei femminicidi con le azioni di attacco, discriminazione, oppressione, con il clima creato nella società o con i silenzi; proprio per questo, diciamo che nella necessaria mobilitazione in prima persona delle donne vogliamo FUORI partiti di governo e parlamentari, o rappresentanti delle Istituzioni statali.


Le compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario - Taranto
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"Non si può continuare a far finta di niente, non si può continuare a non fare niente…" 124 le donne uccise in Italia nel 2012, già 34 dall’inizio dell’anno, 6 in soli pochi giorni ai primi di maggio, un femminicidio continuo! Molto spesso le vittime conoscono i loro carnefici, questi sono gli uomini che odiano le donne.
Per gelosia o per possesso, sempre in disprezzo del nostro essere donna, chi ci uccide non tollera la nostra autodeterminazione, non ci considera degne di rispetto, libertà, autonomia, indipendenza.
Diritti che ci siamo conquistati con le lotte e che non piovono dall’alto dei governi.
Diritti che però non sono per sempre e vengono negati, prima di fatto, poi di diritto, con l’arretramento delle lotte.
E allora sempre più donne stuprate, sfigurate con l’acido, molestate, oppresse, uccise, violentate e umiliate come donne, in quanto donne e sempre più sentenze ultra morbide verso stupratori e assassini di donne.
Nessun governo, tantomeno questo, può “difendere le donne con la sua task force” come afferma Alfano, il delfino di Berlusconi, calpestatore della dignità delle donne, stupratore di minorenni e incitatore alla prostituzione.
Nessun appello al governo, come pure quello di “ferite a morte”, per la convocazione degli Stati generali contro la violenza sulle donne, può fare arretrare la guerra alle donne, senza la guerra delle donne.
Ci vuole una mobilitazione nazionale delle donne, una risposta doverosa, urgente e ineludibile.
Una risposta autonoma del movimento delle donne, fuori e contro l'azione che il nuovo governo dice di voler fare.
Le donne non vogliono e non possono fidarsi e delegare al governo e allo Stato! Uno Stato, che sempre più fa una giustizia pro-stupratori (vedi i recenti processi per gli stupri di “Marinella” a Montalto di Castro e di “Rosa” a L’Aquila, nonché la rimessa in libertà, dopo un anno, dell’assassino reo-confesso di Tiziana Olivieri, per scadenza dei termini di custodia cautelare, ecc.) e ha forze dell'ordine strutturalmente impregnate di maschilismo, fascismo e sessismo, non può difendere le donne! Un governo che continuerà ad attaccare le condizioni di vita e di lavoro della maggioranza delle donne, non può difendere dai femminicidi e dagli stupri! Siamo noi, parte offesa e ferita a morte da questa società, che dobbiamo riprenderci la vita, con rabbia e determinazione.
Siamo noi donne, unite, che dobbiamo lottare per i nostri diritti e il nostro esistere, per difenderci dagli uomini che odiano le donne! Chiediamo a tutte le donne, alle compagne, alle democratiche, alle associazioni contro la violenza sulle donne, di aderire a questo appello per cercare di invertire la rotta vertiginosa dei femminicidi, degli stupri e della loro impunità con una mobilitazione nazionale.
Proponiamo il 6 luglio a Roma, il sabato precedente l’11 luglio, quando le istituzioni (tribunale dei minori e servizi sociali) decideranno il “percorso riabilitativo” degli stupratori sociali del branco di Montalto di Castro, che hanno violentato il corpo di Marinella e ne hanno ucciso l’anima e la speranza, simbolizzando così la “sicurezza” che questo Stato riserva alle donne.
10.5.13 Luigia e Concetta
Per contatti: sommosprol@gmail.com
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AL GOVERNO E AL PARLAMENTO ITALIANO: Subito gli Stati Generali contro la violenza Lanciata da Ferite a Morte Ancor prima che materia giuridica, è emergenza culturale. Coinvolge tutti, uomini e donne. Bisogna affrontarla subito, partendo dalla prevenzione come altri Paesi hanno già fatto.
Per questo chiediamo al Governo di convocare con massima urgenza gli Stati Generali contro la violenza sulle donne.
La lotta contro ogni forma di sopruso, fisico e psicologico, verbale e virtuale, deve essere la priorità dell’agenda politica di Governo e Parlamento.


da Ferite a morte
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DA BOLOGNA Contro il capitalismo, contro il patriarcato
Ordine del giorno assunto al termine dell'assemblea dell'11 maggio


Ieri l'ennesima donna offesa e umiliata dalla violenza maschile contro le donne.
Picchiate, offese, umiliate, uccise non solo in quanto esseri umani, ma proprio in quanto donne.
Per mano non di "barbari" stranieri, ma di (ex) mariti, padri, amanti, sfruttatori, clienti.
In quanto ritenute oggetti di proprietà di cui disporre, merce su cui lucrare, corpi da vender e da comprare, o donne non più disponibili.
Noi non ci fidiamo di questo governo per il varo di leggi restrittive, di braccialetti o stati generali.
A questo governo non riconosciamo l'autorità morale e politica.
Noi vogliamo partecipare, come facciamo da sempre, alla costruzione di reti di resistenza, reti di solidarietà, presidi di libertà femminile, di autoaiuto, centri antiviolenza e consultori gestiti da donne, nello spirito con cui erano nati sotto la spinta del grande movimento delle donne degli anni Settanta del Novecento.
Così lottiamo per la difesa della libertà e della dignità delle donne nei luoghi di lavoro, dei lavori, del non lavoro, della precarietà, per un reddito minimo garantito di autodeterminazione, contro ogni ideologia familista tendente a schiacciare le donne sulle compatibilità della famiglia.
Condanniamo la marcia per la vita ispirata a ideologie e pratiche confessionali e fasciste.
Lottiamo con le donne migranti per la loro libertà, dignità, autodeterminazione nel lavoro e nella vita.
Lottiamo contro il patriarcato da sempre, che ha attraversato ogni formazione storica e sociale, ogni concezione della politica, ogni tradizione culturale e teorica, e che oggi in Europa e in Italia si intreccia al capitalismo, seguendone le caratteristiche economiche, le misure sociali, le ideologie, le politiche, la colonizzazione dei corpi e delle vite umane e non umane.
Scegliamo di essere nel percorso di questo movimento con queste idee, da donne, da femministe.
Non chiediamo riconoscimenti, non ne abbiamo bisogno.
Ci riconosciamo da sole, non per un delirio di autosufficienza ma per una consapevolezza di libertà.

Presentato dalle compagne:
Imma Barbarossa
Maria Grazia Campari
Eleonora Forenza
Loredana Marino
Emidia Papi
Anna Maria Rivera
Geni Sardo

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