04/03/13

8 marzo lavoratrici, precarie... a palermo

Precarie  Coop Sociali,  lavoratrici di policlinico e  scuola, un gruppo di disoccupate
da parecchi mesi  in lotta a Palermo in difesa del posto di lavoro o per conquistare un lavoro, in vista della giornata internazionale di lotta delle donne dell'8 marzo si sono riunite la settiamana scorsa in occasione di  un' assemblea promossa dalle compagne del Mfpr.

Siamo sì lavoratrici, precarie... ma siamo anche donne - è stato detto - e ci sentiamo "quasi costrette" a dovere ancora una volta denunciare con forza la situazione di doppio sfruttamento/oppressione che viviamo e che da più parti invece (vedi padroni, i governi, i sindacati confederali complici e collusi...) si vuole soffocare o tenere nell'ombra per continuare in realtà a perpetuarla come normale e come l'unica possibile mentre si appesantisce di fatto ogni giorno sempre di più. 

Una precaria delle Coop Sociali  ha raccontato un episodio che racchiude il senso profondo del doppio attacco che si vive nei posti di lavoro in cui classe e genere si intrecciano "...alla fine del mese al momento di avere pagato lo stipendio il padroncino della Coop in cui lavoro liquida il mio collega (uomo!) e non paga me... chiamadolo al telefono per chiarimenti mi dice ...ma signora il suo collega è un padre di famiglia e certamente non puà stare senza paga, lei invece è una donna sposata, suo marito lavora, quindi può benissimo aspettare un altro poco perchè di fame certamente non muore!
Stesso lavoro, stesse mansioni... ma essere una donna e per giunta mantenuta dal marito! a detta del padroncino, per cui il mio lavoro diventa superfluo o un in più da aggiungere eventualmente allo stipendio del coniuge, mi esclude dall'avere riconosciuto un diritto sacrosanto quale lo stipendio alla pari dei miei colleghi uomini!

Nel corso dell'assemblea è stato letto e discusso l'appello del Mfpr (riportato sotto), che si riallaccia all'assemblea nazionale che si fece  proprio a Palermo il 10 marzo dell'anno scorso,  nel cui contenuto  le donne presenti in generale si sono ritrovate ma si ribadita la necessità di rilanciarlo a tutte le realtà di donne che lottano nel nostro paese contro gli attacchi generalizzati.


Si è deciso collettivamente di organizzare per l'8 marzo momneti di fermata nei posti di lavoro e un'iniziativa a metà mattina a piazza Indipendenza dove si svolgerà un sit-in  di protesta e "assedio" al palazzo della Regione Siciliana contro tutti attacchi che si subiscono sono solo come lavoratrici con sempre più precarietà e rischi di 
perdita del lavoro ma anche come donne (vedi il pesante taglio ai servizi sociali, sanitari, scuole... con la trasformazione della maggioranza delle donne in sempre più ammortizzatori sociali viventi, vedi le politiche governative sempre più volte alla conciliazione lavoro/famiglia solo a danno delle donne che si vogliono sempre più ricacciare a casa... tutto ciò contribuisce a diffondere quotidianamente un humus reazionario e maschilista che in molteplici casi si trasforma in maggiore oppressione  fino alla 
conseguenza più tragica, quella della violenza all'interno della famiglia).
Alle lavoratrici, precarie ecc sarà distribuito un nuovo opuscolo sul tema donne/lavoro a cura delle compagne Mfpr

Mfpr Palermo

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                                ALLE DONNE PROLETARIE, ALLE DONNE IN LOTTA

Le donne hanno una doppia ragione di lottare e portano nelle lotte una doppia determinazione, una doppia ribellione. Questo nasce dalla nostra condizione: di essere doppiamente sfruttate sul lavoro e in casa, dal fatto che oltre ad essere sfruttata devo essere discriminata, devo subire mille forme di oppressione, molestie sessuali, devo subire violenze e uccisioni in famiglia ("Il nemico ha le chiavi di casa" dice uno slogan) dal fatto che i pochi diritti conquistati, la stessa dignità delle donne viene messa in discussione, e ciò non solo quando c'era Berlusconi, ma anche con Monti/Fornero e il governo che verrà.
Da tutto questo nasce il fatto che le lotte, quando le fanno le donne, sono diverse.
Le donne "sono le masse", nel senso che quando lottano portano una condizione, una ricchezza generale, una denuncia di tutta la realtà che opprime in generale le masse popolari; perché portano non solo il lavoro ma anche la condizione nella famiglia, la condizione culturale, la condizione
generale di questo sistema sociale capitalista, fatto sempre più di sacrifici, barbarie sociale, "miseria"...
La partecipazione delle donne alla lotta cambia anche la situazione nelle famiglie o in meglio o in peggio, ci sono state per esempio in alcune lotte significative (vedi alla Fiat di Melfi, nella lotte delle lavoratrici di Taranto, ecc.) perché le donne quella lotta la riportano dentro la famiglia e lottano anche dentro la famiglia se vengono osteggiate o al contrario riescono poi a coinvolgere altri familiari nella lotta.

E' necessario rendere visibile questa forza che è generale e mette in discussione tutta la condizione di classe e di genere.
Le stesse statistiche borghesi mettono in luce come le donne, la maggioranza delle donne proletarie sono il cuore e la cartina di tornasole del grado di inciviltà di questo sistema; una condizione di ritorno all'indietro, che, per le donne, alimenta e diffonde un clima/humus reazionario, maschilista,
sessista, fascista, di odio. Una sorta di violenza preventiva a fronte della volontà delle donne di emanciparsi, voler decidere della propria vita, ribellarsi.

Quando diciamo "Moderno medioevo doppia oppressione donne in lotta per la rivoluzione" significa che per le donne a maggior ragione qualsiasi riforma, qualsiasi tentativo di aggiustare non solo non sono la soluzione, ma sono controproducenti. Vediamo per esempio la questione della riforma Fornero, le politiche di conciliazione per tenere insieme lavoro e famiglie - appoggiate dalla Camusso - che vogliono dire per le donne non riduzione del lavoro casalingo ma più lavoro in casa e meno lavoro fuori retribuito, attraverso il part time, la flessibilità, il telelavoro, ecc., come vogliono dire
portare gli asili in fabbrica così la famiglia ce la portiamo anche in fabbrica...
Il riformismo è incompatibile con la soluzione dell'intera condizione delle donne, in questo senso "tutta la vita deve cambiare".

Quando diciamo "sciopero delle donne", nasce da tutto questo.

Pensiamo se riuscissimo a farlo! Prendendo a prestito uno slogan dello sciopero degli immigrati "provate voi a stare un giorno senza le donne", pensiamo ad uno sciopero che parta soprattutto dai posti di lavoro ma che poi può investire anche i quartieri, ecc. E' come se tutto il sistema si
bloccasse. Lo sciopero delle donne, nei fatti non è solo uno sciopero sindacale, anche se chiaramente ha delle rivendicazioni, ma è come un sasso buttato in uno stagno anche verso i lavoratori, il movimento sindacale, anche quello di base, che su questo fa orecchi da mercante. 

Creiamo una rete tra le realtà di lotta delle donne, lavoratrici, precarie, disoccupate, ma non solo; utilizziamo per questo tutti gli strumenti anche mediatici, informatici, che ci possono aiutare , costruiamo insieme una sorta di "mappa" del paese delle lotte delle donne proletarie.

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
mfpr.naz@gmail.com
20.2.13

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