14/11/12

Per una manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne a L’Aquila, per una lotta complessiva e radicale delle donne.

PERCHE’ A L’AQUILA

L’Aquila è sempre stata, anche prima del terremoto, una città fortemente militarizzata, con ampie porzioni di territorio sotto demanio militare. I militari hanno sempre goduto in città di sconti e privilegi. In questo retroterra sociale, che offre loro a prezzi di favore beni di consumo di qualsiasi tipo, perché meravigliarsi se le donne, in questo contesto, vengono considerate e trattate come “bottino di guerra”, come è successo per la studentessa di Tivoli?
L’Aquila è anche il simbolo di una violenza clerical-fascista, di una chiesa che ha protetto stupri di donne e bambini sotto l’egida dell’”Armata Bianca”, che ha eretto monumenti ai “bambini mai nati”, rubando e pubblicando l’identità delle donne che abortivano
Ma L’Aquila è anche un simbolo della resistenza delle donne. Dopo il terremoto nelle forme di resistenza le donne sono sempre state in prima linea. Le donne sono state quelle maggiormente colpite non soltanto dai lutti, molte, la maggior parte delle persone uccise da questo terremoto, erano donne, ma anche dalla crisi.
Le donne dopo il terremoto sono state le prime ad essere licenziate.
Al bisogno di case della popolazione, l’allora governo Berlusconi rispose con le cosiddette “new town”, che invece di essere una soluzione ha portato alla distruzione sia da un punto di vista naturale, paesaggistico, sia da un punto di vista sociale, della condizione della popolazione. E, ancora una volta, gli effetti negativi maggiori sono stati soprattutto per le donne. In queste new town che stanno dislocate a distanza di Km le une dalle altre non ci sono servizi pubblici, non ci sono neanche mezzi di trasporto, non c'è niente; le case sono tutte uguali, sembrano loculi di notte, celle di giorno, tutte bianche, asettiche, tutte insonorizzate. In questo modo hanno creato isolamento, una specie di cappa ovattata; all’interno delle case i televisori al plasma stanno a simboleggiare che questa doveva essere la tua comunicazione con il mondo esterno.
L’altra risposta data dal governo, con la scusa dell’emergenza e del G8, è stata una vera e propria  occupazione militare della città. Forse non ci siamo mai sentiti così vicini alla Palestina come allora, con i chek point, l’impossibilità di varcare un campo senza documenti o raccomandazioni/credenziali della protezione civile ecc.. E mentre lo Stato suggellava la vittoria degli interessi sul dramma del terremoto di padroni, di camorristi, di sciacalli di tutti i tipi, questa presenza militare da condizione di emergenza, è diventata una condizione stabile che diventa sempre più soffocante e pericolosa. E anche su questo sono state sempre le donne a fare le spese più violente, come lo stupro e il tentato omicidio della studentessa di Tivoli ad opera di un militare dell’operazione “Aquila sicura” ha dimostrato.

Con l’emergere dello “scandalo G8”, delle “iene ridens” ecc. contro questa situazione vi sono state manifestazioni di massa popolari con una grossa presenza delle donne, le più incazzate, determinate, amareggiate e le prime a rompere i blocchi della zona rossa.
Come mfpr, subito dopo il G8 avevamo pensato di fare un'assemblea nazionale a l’Aquila di donne sia per portare un messaggio concreto di solidarietà verso donne che avevano avuto lutti ma che nonostante le morti, il dolore, hanno rialzato la testa e vanno avanti, sia per affermare il protagonismo, la forza delle donne anche in questa battaglia per la ricostruzione, per dire che tipo di ricostruzione, se essa deve servire solo per gettare fumo negli occhi, mentre dietro scorrono fiumi di denaro, o se invece, deve essere una ricostruzione a misura delle persone che ci vivono, delle donne che non possono stare chiuse nelle new town, perchè se prima erano oppresse, ora sono doppiamente segregate.
Lo stupro e il tentato omicidio della studentessa – che dimostra di quale “sicurezza questo Stato parli a L’Aquila - la prima importante risposta data da donne, compagne venute anche da altre città il 18 ottobre a L’Aquila in occasione del processo contro l’ex militare stupratore, ha dato una nuova spinta a questa necessità di fare quest’anno a L’Aquila la mobilitazione per il 25 novembre, giornata internazionale delle donne contro la violenza sessuale.
Proprio L'Aquila simboleggia con le strade pattugliate dai militari, e i cieli bui di quale sicurezza anche questo governo Monti parla per le donne.

QUESTO STATO BORGHESE NON E’ LA SOLUZIONE MA LA CAUSA DELLA VIOLENZA, UCCISIONI CONTRO LE DONNE.

La violenza, gli stupri, le uccisioni delle donne, in continuo aumento e sempre più efferate nel nostro paese, sono alimentate dal clima  moderno fascista che avanza in ogni ambito, e che per le donne in particolare, nella considerazione che questa società capitalista e imperialista impone del loro ruolo: o “angeli del focolare o puttane”, significa ricacciarle in un moderno medioevo.
Tutto ciò si amplifica in ambienti come quello militare improntati costituzionalmente al machismo, rambismo, ad una organica ideologica e cultura maschilista fascista, le statistiche più recenti riportano che nell'ultimo anno una buona parte di violenze subite da donne sono avvenute nelle caserme, nelle carceri, nei Cie… Qui gli abusi verso le donne, gli stupri sono considerati “normali”,  “medaglie” da mettersi sul petto; violenze coperte da tutta la struttura militare – vedi tutta la feccia emersa nell’inchiesta sull’omicidio di Melania Rea nella caserma di Ascoli Piceno  - e spesso dallo stesso Stato, della magistratura che a volte invece di reprimere gli stupratori esercita una doppia violenza sulle donne stuprate facendole passare come "consenzienti".

E’ una guerra sistemica di bassa intensità quella in corso (137 donne uccise nel 2011, 101 finora nel 2012). Il femminicidio di Carmela a Palermo, il ferimento della sorella Lucia, le centinaia di donne, ragazze uccise, gridano una lotta dura, collettiva contro questo sistema sociale.
Perché queste uccisioni sono coscientemente perseguite, mosse da odio per le donne, in quanto donne che sfuggono alla “proprietà” degli uomini, che mettono in discussione il loro “scontato” dominio; Carmela e le altre vengono uccise perché pensano, agiscono, scelgono…
Questo “odio” si abbevera e viene alimentato dal” normale”, divulgato humus sessista, maschilista che proprio nella fase di crisi, putrefazione di questo sistema capitalista ritrova nuova forza.
Non è questo Stato, non sono i suoi interventi la soluzione di questa strage endemica, strutturale delle donne, esso sempre più è la causa concreta della morte di tante donne, le cui denunce contro gli uomini vengono inascoltate, sottovalutate, ridicolizzate – tante donne, compresa Carmela, non sarebbero morte se questo Stato le avesse ascoltate. Ma questo Stato è soprattutto la causa di fondo dei femminicidi e delle violenze sessuali, con le discriminazioni, il doppio sfruttamento e oppressione che portano indietro, ad un moderno medioevo, la condizione di vita delle donne, le conquiste di “emancipazione” fatte con le lotte.

Non e’ quindi questo Stato che può difendere noi donne, che può reprimere i “suoi” stupratori e impedire le violenze sessuali. Questo Stato borghese e’ la causa, non la soluzione!
Respingiamo con grande disprezzo le parole ipocrite dei rappresentanti di questo sistema sociale, come recentemente la Fornero, di fronte alle uccisioni delle donne.
Nè si tratta di chiedere a questo Stato, questo governo azioni legate a un cambiamento culturale, ad una diversa educazione, ad una prevenzione, tutela delle donne, da delegare alle istituzioni.
La lotta contro le uccisioni e violenza sulle donne deve essere contro questa società capitalista, che fa dell'oppressione della donna uno dei suoi puntelli/base, per rovesciarla.


DIETRO I FEMMINICIDI E LE VIOLENZE SESSUALI C’E’ LA CONDIZIONE GENERALE DI OPPRESSIONE DELLE DONNE
"La violenza sessuale non fa che proseguire la discriminazione, il doppio sfruttamento che oggi va sempre più avanti sul terremo della condizione di vita e di lavoro generale delle donne…". La politica, l'ideologia che Stato, padroni, governo (oggi ben rappresentato dagli attacchi contro le donne della Fornero) e Chiesa mettono in atto quotidianamente contro le donne ha come inevitabile conseguenza l'aumento dell'oppressione, del maschilismo fascista, della violenza sessuale contro di esse.
Noi abbiamo detto: “Noi la crisi non la paghiamo, le doppie catene unite spezziamo”!
Noi non accettiamo di essere licenziate, non accettiamo di non trovare lavoro, non accettiamo che la precarietà ci stronchi vita; noi respingiamo gli attacchi al salario che ci vogliono portare sempre più in basso aumentando la nostra disuguaglianza salariale, noi respingiamo gli attacchi ai nostri diritti (dalla maternità, alle pensioni delle donne, ecc.); respingiamo il doppio attacco razzista alle lavoratrici immigrate. Stato, governo, padroni stanno portando avanti un peggioramento generale della nostra vita, scaricando su noi il taglio dei servizi sociali, dalla scuola alla sanità, l'aumento del costo della vita, ricacciandoci in casa, in un ruolo sempre più subordinato nella famiglia, alimentando anche in questo modo un clima di oppressione, violenza sessuale, vecchie e nuove concezioni maschiliste. Per noi donne, poi, l'attacco al lavoro, al salario si accompagna sempre a forme pesanti di discriminazione sessuale da parte di padroni e di leggi che ci vogliono riportare indietro.
L'ultima trovata del governo Monti per risparmiare sull'illuminazione notturna è come far lo spirito al funerale per noi donne. Tempo fa, avevamo scritto in un volantino: "...creano città invivibili, in cui sono bandite le normali libertà, la socialità tra i giovani, tra le persone, l’uso normale delle città. E quando questo accade, sempre le città si desertificano dalla gente e diventano terreno pericoloso soprattutto per le donne; perché impediscono, addirittura criminalizzandolo, il senso collettivo, l'uso sociale della città spingendo a una concezione individualista antisociale compagna di strada della sopraffazione, di una ideologia comunque reazionaria, razzista e fascista che nei confronti delle donne si esprime sempre come maschilismo e violenza...".
Quando lottiamo, invece che lavoro diritti abbiamo cariche della polizia e repressione.
Ma stiamo dimostrando di non avere paura e che la repressione aumenta la nostra ribellione.
A tutto questo noi lavoratrici, disoccupate, precarie, immigrate dobbiamo rispondere unendo le nostre lotte dal nord al sud, costruendo una rete tra le donne in lotta, unendo e aumentando le nostre forze.

PROPONIAMO CHE LA MOBILITAZIONE DI QUEST'ANNO PER IL 25 NOVEMBRE LANCI UN FORTE APPELLO A TUTTE LE REALTÀ IN LOTTA PER COSTRUIRE INSIEME UNO SCIOPERO DELLE DONNE PER L’8 MARZO 2013.

Uno sciopero per il lavoro, il salario, contro gli attacchi ai diritti delle donne, le discriminazioni, la doppia oppressione, contro le uccisioni e le violenze sessuali delle donne.
Uno sciopero delle donne
che esprima con forza la nostra ribellione, una novità, una rottura inaspettata contro padroni, governo, e il sistema sociale borghese e maschilista.


AL FIANCO DELLE NOSTRE SORELLE IN LOTTA NEGLI ALTRI PAESI.
Le compagne del Mfpr non saranno fisicamente presenti alla manifestazione a L’Aquila perchè siamo alla conferenza internazionale ad Amburgo a sostegno della guerra popolare in India, in cui le donne sono in prima fila.
Porteremo in questa Conferenza la mobilitazione delle donne in Italia. E nello stesso tempo vi chiediamo di mandare un saluto e sostegno alle donne che in questo momento nel mondo stanno facendo la guerra popolare più grande e incisiva, che vuole dare una vera risposta liberatrice anche alla condizione di dura violenza sessuale e oppressione, che in India le donne - e nel mondo - subiscono in maniera feroce.
In India, paese definito "la più grande democrazia del mondo" l'uguaglianza tra uomini e donne è solo sulla carta perché nella realtà di tutti i giorni le donne subiscono una pesante oppressione, di classe, di genere, feudale/religiosa, di casta di lunga durata: dai matrimoni forzati sin dall'età dell'adolescenza, alle violenze domestiche, alla negazione del diritto alla proprietà della terra, alle forme di quasi schiavismo per le vedove… nelle zone rurali e interne, alle condizioni di pesantissimo sfruttamento delle donne della classi più basse nelle fabbriche dei centri urbani per non parlare del dilagante sfruttamento della prostituzione al servizio sempre più esteso anche del turismo sessuale dei cosiddetti uomini borghesi "civili" dei paesi occidentali, assecondato  dal governo reazionario indiano, per soddisfare i loro sporchi piaceri pagando gli stupri perfino sulle bimbe. In India da un recente sondaggio emerge che almeno un maschio su 4 ha commesso almeno uno stupro nella vita, e molti di questi sono stupri di guerra, compiuti da militari e paramilitari per reprimere ed annichilire la rabbia e la forza delle donne, sempre in prima linea nella doppia rivoluzione.
Arundathy Roy, famosa scrittrice indiana sostenitrice del movimento antiglobalizzazione e dei diritti delle donne,  nel suo reportage "Nella giungla con i maoisti" dice ce per tantissime donne la violenza e gli stupri subiti sono diventati la leva per ribellarsi ad un sistema di profonda oppressione; esse si sono unite alla guerra popolare trasformandosi, in combattenti in “prima linea” del Partito Comunista maoista nella lotta rivoluzionaria; molte donne oggi hanno ruoli di dirigenti nella guerra e nel partito in cui come scrive la stessa Arundathy lottano anche al suo interno "… non solo per affermare i loro diritti ma anche per convincere il partito che l'uguaglianza tra uomini  e donne è al centro di un ideale di società giusta".
Per questo, le donne  in lotta nella guerra popolare in India sono un forte esempio per la lotta del movimento delle donne in ogni parte del mondo contro questo sistema sociale.

7.11.12


Le compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
mfpr.naz@gmail.com

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