20/02/12

Montalto: viene ancora rinviato il processo per stupro di gruppo!

Stupro di gruppo – Ancora un rinvio del processo al branco di Montalto

Il difensore di uno degli otto imputati colto da malore, l’udienza slitta al 13 aprile

VITERBO – Non riesce proprio a decollare il processo agli otto componenti del branco che, la notte tra il 31 marzo e 1 aprile 2007, dopo una festa di compleanno, nella pineta di Montalto di Castro, stuprarono in gruppo una ragazza di 16 anni, residente a Tarquinia. L’udienza in programma ieri ha infatti subito l’ennesimo rinvio a causa di un malore che ha colto l’avvocato difensore di uno degli imputati. L’udienza è stata cosi aggiornata al 13 aprile prossimo.

Gli otto giovani, all’epoca dei fatti minorenni come la loro vittima, furono rinviati a giudizio dal tribunale dei minori di Roma l’8 febbraio 2011. Il processo avrebbe dovuto aver e inizio il 23 giugno successivo ma, a distanza di otto mesi, è ancora al punto di partenza a causa ora di un difetto di notifica, ora per l’assenza ‘’giustificata’’ di qualche difensore e così via.

In precedenza erano stati sottoposti alla cosiddetta ‘messa in prova’ per 28 mesi. Si tratta di una norma che prevede la sospensione del processo e l’affidamento ai servizi sociali dei minori responsabili di gravi reati. Alla fine del periodo di osservazione, se l’esito e’ giudicato positivo, il reato viene dichiarato estinto. Ma il beneficio fu revocato dalla Cassazione dopo alcuni mesi perché l’ambiente in cui vivevano e vivono gli imputati non venne ritenuto idoneo a loro ravvedimento. In particolare, a indurre i giudici a sospendere la prova fu una trasmissione televisiva i cui partecipanti, tutti loro concittadini, solidalizzarono con il branco e insultarono pesantemente la vittima.

Nel corso dell’udienza preliminare in cui fu deciso il rinvio a giudizio, il legale della famiglia della vittima, l’avvocato Leonardo Paciotti, svelò che almeno due delle famiglie degli imputati avevano messo in vendita tutti i loro beni. Secondo il legale, le due famiglie avrebbero voluto liberarsi dei propri patrimoni per evitare di pagare il risarcimento danni alla ragazza stuprata in caso di condanna dei rispettivi figli.

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