09/04/10

Violenze di genere e di classe, la storia di Ambra

Violenze di genere e di classe, la storia di Ambra

Ieri in piazza Ambra ha raccontato la sua storia, una storia che si aggiunge a tante, troppe, una storia di “ordinaria” violenza in famiglia di cui ogni giorno le pagine dei giornali sono sempre più piene.


Ambra ricaccia indietro le lacrime mentre sul suo volto esplode la rabbia quando parla della trascorsa domenica di Pasqua, la “santa Pasqua”, quella che si dovrebbe trascorrere nella serenità della “sacra famiglia”, ma che invece si trasforma in un vero inferno: legnate, insulti, minacce di un marito che massacra la moglie perché “non c’è la spesa fatta per il pranzo pasquale e ora ti arranci tu!” In dialetto palermitano “Ora ti arranci tu” vuol dire “ora te la vedi tu, ora te la risolvi tu!” Ambra, lavoratrice precaria delle pulizie nella scuola, cosiddetta Ex Pip a 620 euro al mese senza contributi pensionistici e con un straccio di presunto contratto prorogato di mese in mese a volte anche di 15 giorni in 15 giorni, praticamente è l’unica che campa la sua famiglia, il marito è disoccupato e i due figli ormai maggiorenni sono entrati a far parte dell’esercito ogni giorno sempre più grosso di giovani che a Palermo vanno alla ricerca invano di un’
occupazione. Per arrotondare le entrate il sabato e a volte anche la domenica va a fare le pulizie presso privati. Ambra non si ferma mai, è sempre al lavoro, fuori e dentro casa, 24 ore su 24, “perché anche la notte mentre a lui gli gira di divertirsi in po’, come se niente fosse successo, come se i lividi neri delle sue legnate fossero diventati all’improvviso bianchi, a me il cervello invece mi continua a macchiniare, senza sosta!”
La vita di Ambra è un fascio di rabbia che diventa più forte quando pensa ad alcuni suoi parenti che le dicono di metterci una pietra sopra, di dimenticare, di capire, di sopportare “i nervi” di suo marito, di farlo “per amore della famiglia”, “ma questa è una famiglia in cui sono solo una serva di giorno e un pupazzo di notte, e io la odio… questa famiglia sempre sulla bocca dei preti e di Berlusconi non ha davvero alcun senso e ce ne dovremmo solo liberare…”
Ieri ho ascoltato queste parole, la storia di Ambra, e l’ho appresa da una donna che in quel momento era in piazza a lottare insieme a tante altre precarie e precari Ex Pip che da giorni a Palermo protestano contro la precarietà del lavoro, “lui mi fa le scenate perché sono in piazza ma piuttosto lo butto fuori di casa mio marito!”, e se da un lato attraverso di lei ho toccato ancora una volta con mano cosa significa doppia oppressione delle donne, dall’altro è emerso con forza il valore doppio della lotta delle donne, una lotta che in cui inevitabilmente la questione di genere si intreccia alla questione di classe…

Do mfpr palermo
08/04/2010

Ad Ambra e a tutte le donne che trovano il coraggio di denunciare la doppia violenza, il doppio sfruttamento, va il nostro abbraccio solidale e la nostra rabbia contro gli oppressori. Questa rabbia è la nostra forza, la sua organizzazione per la doppia rivoluzione la nosta lotta

Luigia

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