30/03/09

Appello alle lavoratrici, alle precarie, alle immigrate, alle disoccupate, alle studentesse, alle compagne femministe.


VENITE TUTTE A TARANTO IL 18 APRILE!


Appello alle lavoratrici, alle precarie, alle immigrate, alle disoccupate, alle studentesse, alle compagne femministe.

IL 18 APRILE VI SARA' UNA MANIFESTAZIONE NAZIONALE A TARANTO per la sicurezza sui posti di lavoro, contro la salute negata e la precarietà.
A questa manifestazione - che segue l'altra nazionale fatta il 6 dicembre a Torino, in occasione dell'anniversario della strage degli operai della Thyssen – vi chiediamo di portare con forza e visibilità l'attacco alla vita e alla salute di noi donne che spesso è messo sotto silenzio, che è in alcuni aspetti simile a quello che subiscono tutti i lavoratori, ma ha molti aspetti differenti legati proprio alla condizione generale di doppio sfruttamento e oppressione di noi donne.

Questa manifestazione la facciamo a Taranto perchè è la città con l'Ilva seconda fabbrica siderurgica più grande d'Europa, che ha il record nazionale di operai ammazzati sul lavoro e da lavoro, di morti nei quartieri, tra la popolazione di tumori. E' anche la città in cui per il profitto di padron Riva (proprietario dell'Ilva) nascono bambini già condannati, malati di leucemia a soli 11 anni, la città in cui le donne non possono dare il loro latte ai bambini perchè contiene diossina, la città che ha visto anche donne morte indirettamente per le fibre di amianto respirate lavando le tute.

MA L'ILVA E TARANTO SONO ANCHE LA FABBRICA E LA CITTÀ IN CUI MOGLI, MADRI DI OPERAI MORTI HANNO TROVATO NEL DOLORE LA FORZA PER COMBATTERE, ORGANIZZARSI, E FAR RIVIVERE ANCHE COSÌ I LORO CARI, CONTINUARE LA LOTTA PER LA GIUSTIZIA E LA VERITÀ PER I LORO FIGLI.
Queste donne di Taranto, come della Thyssen di Torino, come di Molfetta, come dell'Umbria Oil, come tante altre, hanno cambiato la loro vita si sono trasformate, sono diventate forti, coraggiose; per amore e per ribellione sono uscite dalle case, dando voce anche a tutte le altre donne, mogli, madri, sorelle, figlie di operai morti che ancora tacciono.
Alcune di queste donne che non vogliono neanche essere delle figure cristallizzate, che ora vogliono parlare non solo al passato dei propri cari ma anche della battaglia che stanno facendo e del futuro, che non vogliono ricevere finte solidarietà, che danno loro forza agli altri, saranno insieme per la prima volta alla manifestazione di Taranto del 18 aprile.
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UNA REALTÀ DELLE DONNE DI CUI SI PARLA POCO:
“il 27,5% degli infortuni colpisce le donne, circa 250mila su un totale di oltre 910mila. L'8% delle donne muore per infortunio” -
Questi dati che possono sembrare bassi, non testimoniano affatto una condizione di maggiore sicurezza per le donne ma solo una condizione di MINOR LAVORO; muoiono meno perchè lavorano meno, soprattutto al sud, nei settori industriali.
“Negli infortuni in itinere, invece, la quota rappresentata dalle lavoratrici, è rilevante e pari esattamente al 46,1%. e le morti delle donne in questi infortuni vanno oltre il 50% dei decessi (contro il 22,3% tra gli uomini)” -
Anche questi dati sono il frutto della realtà diversa delle donne; denunciano la morte di braccianti, precarie che per arrivare sui posti di lavoro a volte devono viaggiare, spesso assiepate nei pulmini dei caporali o degli intermediari, mezzi spesso non a regola che vanno veloci; ma denunciano anche la corsa che le donne devono fare per e da lavoro, per correre, già stanche e stressate, a fare l'altro lavoro, quello gratis in casa.

Vengono nascosti gli infortuni e gli attacchi alla salute nei settori, in cui le lavoratrici sono a nero, come l'agricoltura, il commercio, le piccole ditte, o totalmente “clandestine” come sono spesso le lavoratrici immigrate, dalle “schiave dei rifiuti” del nord est, alle badanti in tutt'Italia.
Tra le immigrate i dati ci dicono che molto elevati sono gli infortuni per le donne “provenienti da Ucraina (51%), Polonia (41,8%) e Ecuador (37,9%), occupate prevalentemente nei servizi alle imprese e alle famiglie (pulizie, badanti, colf, ecc.)”.
Tra le immigrate negli ultimi tempi, collegate alle criminali e razziste misure del pacchetto sicurezza e alla presenza da sceriffi dei poliziotti e carabinieri, vi sono state morti “su strada” di prostitute investite mentre scappavano dalla polizia. Anche queste morti, che non vengono contabilizzate, sono invece parte dell'attacco alla vita e alla salute delle donne e sono una pericolosa avvisaglia.

MA SOPRATTUTTO DENUNCIAMO CHE NON VIENE REGISTRATA LA MORTE LENTA DELLE DONNE, CHE SI AMMALANO, INVECCHIANO, MUOIONO PER FATICA, PER STRESS. E nella crisi, questa condizione sta peggiorando.
Nelle fabbriche, come la Fiat, alle vecchie condizioni di lavoro fondate su ripetitività, parcellizzazione, su aumento dell'orario, si stanno sommando le nuove fondate su aumento e nuovi ritmi produttivi, pesantezza dei turni di lavoro. E il paradosso è che più ti ammazzi di lavoro, ora anche per la paura di essere licenziate, più produci e più, come ora, vai in cassintegrazione.
Il nuovo modello contrattuale rinviando gli aumenti salariali all'incremento della produttività, vuole costringere e ricattare le donne a lavorare più intensamente, a rinunciare ai diritti di assenze per maternità, malattie dei figli; si vuole eliminare il divieto al lavoro notturno per le donne in gravidanza e nel primo anno di vita dei figli.

La fatica si somma alla precarietà del futuro, e LA PRECARIETÀ DIVENTA DI PER SÉ UN FATTORE DI STRESS, DI RISCHIO SALUTE FISICA E PSICHICA.
Nei call center, settori emblematici della precarietà, hanno inventato un nuovo termine: “tecnostress”: le donne rischiano la salute fino ad ammalarsi non solo per il fatto di stare ore ed ore davanti un computer, ore ed ore a sentire voci in cuffia, ma anche per lo stress di essere costantemente sotto controllo dei capi, di dover ripetere per ore le stesse frasi centinaia di volte; di dover essere “ottimiste” e allegre quando sono solo stanche e arrabbiate, e così via.

PER LE DONNE DOPO LA FATICA DEL LAVORO COMINCIA L'ALTRA FATICA DEL LAVORO IN CASA; anche qui, al lavoro domestico e di cura familiare sempre esistente, si aggiungono nuove fatiche. Il governo con i tagli e il peggioramento ai servizi sociali, alla scuola, alla sanità, scarica sempre di più sulle donne il peso dei bambini, dei disoccupati, degli anziani. In nome della crisi e dei modelli di “convivenza sociale” proposti (vedi Libro Verde di Sacconi) i servizi sociali prima erogati dallo Stato saranno demandati al mercato e alle famiglie, cioè alle donne. E le donne si ammalano, si esauriscono.

Infine dobbiamo denunciare un altro taciuto aspetto di rischio per le donne: LE MOLESTIE SUI LUOGHI DI LAVORO, FINO ALLE VIOLENZE SESSUALI SONO ANCHE ATTACCO ALLA SALUTE ALLA VITA DELLE DONNE. Ma questi dati non li troveremo mai nelle statistiche.

Questa condizione delle donne, quindi, se in termini di freddi dati di infortuni, di morti sul lavoro, è inferiore a quella dei lavoratori maschi, mostra le varie e dure facce di questo attacco alla vita e alla salute, e pone in maniera più chiara la necessità di legare anche questa battaglia per la sicurezza sui posti di lavoro, per la vita, la salute alla battaglia più generale contro questo sistema capitalista di morte, che schiaccia le vite in nome del profitto.

PER QUESTO CHIAMIAMO TUTTE A VENIRE A TARANTO IL 18 APRILE!

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario - Taranto
per aderire alla manifestazione: mfpr@fastwebnet.it - manifestazione18aprile@gmail.com

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